A cosa serve un PEBA ? Lo dice il suo stesso nome: a pianificare l’eliminazione delle barriere architettoniche.
La redazione del PEBA è quindi l’inizio di un percorso più articolato e complesso, che è completo solo quando il Piano viene attuato, quando gli interventi per rendere utilizzabile da tutti in autonomia e sicurezza il marciapiede, la scala, il servizio igienico sono stati eseguiti. Per ottimizzare le fasi di lavoro e di reperimento delle risorse, un PEBA che ha come obiettivo la sua attuazione contiene già i dati tecnici, economici e di programmazione temporale necessari a guidare le amministrazioni comunali e gli uffici tecnici verso i progetti esecutivi.
Proprio in questa direzione si è mossa la Regione Autonoma Friuli-Venezia Giulia che ha emanato, nel 2020, le “Linee guida per la predisposizione dei P.E.B.A”, che trovate qui.
Quali sono, anche in base alle Linee Guida del Friuli-Venezia Giulia, le regole per un PEBA davvero utile ed efficace?
Vediamo le 5 più importanti:
1_Valutare dove lavorare: si può anche realizzare un PEBA in stralci successivi!
La normativa prescrive che ogni comune deve dotarsi di PEBA (Legge 41/1986 art. 21, per edifici pubblici e Legge 104/1992 art. 24 comma 9, per spazi urbani).
Sappiamo bene che le risorse economiche a disposizione dei Comuni, soprattutto se piccoli, non consentono di analizzare l’intero territorio e tutti gli edifici comunali in un unico PEBA. Spesso ci si trova a dover riflettere, tra amministrazioni, uffici tecnici e professionisti, su come
suddividere la redazione del PEBA in stralci successivi.
Per definire una “graduatoria” tra parti del territorio ed edifici comunali da studiare con il primo e con i successivi stralci di PEBA è utile sovrapporre alcune informazioni, tra le quali:
In questo modo vengono poste le basi di un PEBA tagliato su misura per lo specifico comune, rispondente agli obiettivi dell’amministrazione e alle necessità dei cittadini.
Questa parte del PEBA è quella che nelle “Linee guida per la predisposizione dei P.E.B.A” della regione Friuli-Venezia Giulia è definita “Fase 1- indagine conoscitiva”.
Questa fase si traduce in elaborati grafici che indicano quali sono i percorsi e gli edifici che si è scelto di analizzare.
In questa prospettiva, il suggerimento è sempre quello di pensare a percorsi chiusi, che non si interrompono “nel nulla” ma che connettono tra di loro servizi significativi del territorio.
2_Approccio tecnico ed operativo, non narrativo
Ecco un punto fondamentale: i cittadini sono i destinatari della città accessibile ed inclusiva che si costruisce attraverso il PEBA.
Ma se il PEBA deve portare ai progetti esecutivi, significa che è uno strumento che deve essere utilizzato:
La planimetria con l’individuazione dei percorsi e degli edifici da analizzare con il PEBA non basta perché fornisce solo informazioni generiche e non parla ancora di barriere architettoniche.
L’approccio tecnico che collega PEBA e cantieri richiede di cambiare la scala di lavoro: non dare uno sguardo da lontano, ma prendere in mano la lente di ingrandimento.
Perché le barriere architettoniche, come insegnano le persone con disabilità, spesso sono piccole: un ostacolo, un gradino, un’assenza.
Parlando in linguaggio tecnico: bisogna passare da scala 1:1.000 a scala 1:20.
Come fare? Lo vediamo al passaggio successivo.
3_Rilievi, soluzioni e costi analitici
Il PEBA è finito ed è stato approvato dall’Amministrazione; tutto è pronto per dare avvio alla fase di attuazione con la realizzazione delle opere secondo la programmazione prevista dal Piano.
Vestiamo ora i panni del progettista che riceve il PEBA per redigere il progetto definitivo ed esecutivo di via Roma: cosa ci aspettiamo che ci dica il PEBA? Ricordiamo che il compito del progettista non è analizzare via Roma alla ricerca delle barriere architettoniche da risolvere, ma eliminare quelle già indicate dal PEBA: sennò, a cosa è servito il PEBA?
Il PEBA deve quindi indicare in modo semplice ed univoco:
Indossiamo di nuovo i panni del progettista che riceve il PEBA...
Indossiamo di nuovo i panni del progettista che riceve il PEBA per redigere il progetto definitivo ed esecutivo di via Roma. Il PEBA ci dice che in via Roma di sono 77 criticità: ciascuna criticità ha la propria fotografia, per ciascuna ci viene indicata la possibile soluzione progettuale con il relativo proprio costo. E, grazie alla mappatura delle criticità, sappiamo esattamente dove è posizionata ogni barriera architettonica.
Il progettista segue le istruzioni del PEBA e perfeziona le soluzioni sulla base delle caratteristiche dello specifico contesto lavorando su una base cartografica che ora deve essere il rilievo topografico.
4_Partecipazione
L’abbiamo appena detto: i destinatari finali del PEBA sono i cittadini. Eppure, il ruolo dei cittadini, nel PEBA, non è quello di semplici spettatori. Sono coloro che meglio di chiunque altro conoscono il territorio, i suoi problemi e le sue potenzialità.
Per questo è importante che ogni fase del PEBA comprenda un momento di confronto con i cittadini e con i portatori di interesse in particolare: perché quando si parla di accessibilità, il progettista deve essere prima di tutto un osservatore ed un ascoltatore.
Anche in questo caso, facciamo una precisazione: chi rileva le barriere architettoniche -ossia chi “fa” il PEBA- deve essere un professionista esperto in accessibilità. Deve saper riconoscere tutti i tipi di barriere architettoniche, non solo quelle legate alla mobilità in sedia a ruote ma anche quelle che impattano su non vedenti e ipovedenti (alle quali abbiamo dedicato questo approfondimento), su persone con disabilità cognitiva o che camminano con il bastone. Insomma: non deve certo aver bisogno che sia qualcun altro ad indicargli le criticità da eliminare!
Quindi, chiedere al cittadino di farsi segnalatore di barriere architettoniche, magari con un questionario, non esaurisce la partecipazione.
I contributi più significativi dei cittadini e dei portatori di interesse al PEBA possono riguardare:
5_Digitalizzazione
Se avete letto fino a qui, avrete capito che il PEBA si compone di tantissimi dati.
Il PEBA finalizzato ai cantieri per l’eliminazione delle barriere architettoniche descrive ogni criticità ed ogni soluzione con testi, numeri, fotografie, disegni che, dopo essere stati raccolti, non devono andare dispersi.
L’unico modo per poter organizzare e gestire tutte le informazione è -ovviamente-
abbandonare la carta e passare al digitale.
I dati raccolti in un database possono essere facilmente ordinati, analizzati, elaborati. I dati raccolti con un PEBA digitale si possono facilmente organizzare in schede analitiche o sintetiche che descrivono in modo specifico ogni singola criticità.
La loro restituzione in un output semplice ed ordinato è fondamentale per:
- presentare i risultati del lavoro all’Amministrazione comunale ed alla cittadinanza
- permettere all’Amministrazione di partecipare alla fase di definizione delle priorità di attuazione e di programmazione
- guidare il lavoro dei progettisti incaricati dei progetti esecutivi
- consentire agli uffici comunali di monitorare ed aggiornare le fasi di attuazione del PEBA, anche integrando nel SIT la mappatura digitale.
Un PEBA così è un lavoro immane!
Si, è un lavoro impegnativo. Pensiamo solo alla fase di rilievo: ore ed ore di sopralluoghi, sotto il sole estivo o con i guanti d’inverno… e non è scontato che ci sia un bar vicino per prendere un buon caffè. E' importante non essere da soli, perché due mani non bastano a misurare distanze, pendenze, altezza dei gradini, a fare foto e a registrare i dati sul tablet.
Ma il PEBA che nasce passo dopo passo, foto dopo foto, misura dopo misura, permette di lasciare in eredità agli uffici tecnici uno strumento tecnico e non narrativo, operativo e non divulgativo.
Più i contenuti del PEBA sono dettagliati, specifici ed direttamente utilizzabili nei progetti esecutivi, tanto più oculato è stato l’impiego delle risorse pubbliche; ed i cantieri per eliminare le barriere architettoniche sono molto più vicini, come è desiderio delle amministrazioni e tutti cittadini.
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