Che differenza c'è tra un parco giochi tradizionale ed un parco giochi inclusivo?
Quali sono le modifiche da apportare ad un parco giochi esistente per trasformarlo in parco giochi inclusivo? Ed in caso di un nuovo progetto, quali sono gli aspetti da considerare per non sbagliare?
Con questa nostra guida vogliamo rispondere proprio a queste domande ed offrire alcuni spunti di riflessione per aiutare tutti coloro che sono coinvolti nella decisione di realizzare un parco giochi inclusivo - genitori, insegnanti, amministratori pubblici, tecnici comunali o chiunque voglia contribuire a donare ai bambini del proprio territorio un parco giochi.
Ma fermiamoci un momento: se non hai ancora avuto modo di approfondire cos’è un parco giochi inclusivo e cosa lo rende diverso da un’area giochi tradizionale trovi tutto quello che cerchi leggendo
qui.
Disegnando parchi dedicati ai bambini dove divertimento ed inclusione sono sinonimi, abbiamo sperimentato in prima persona quali devono essere i passi da compiere e gli errori da non commettere per dare vita ad un parco giochi inclusivo che realizza la soddisfazione dei promotori, la serenità dei genitori e -soprattutto- la felicità dei bambini.
La nostra "Guida alla progettazione del parco giochi inclusivo" analizza questi 11 temi:
1_Quando un parco giochi è inclusivo?
Un gioco accessibile non rende un parco giochi inclusivo.
Come abbiamo già scritto nell’approfondimento “Il parco giochi inclusivo: buoni motivi per un nuovo approccio alla progettazione degli spazi aperti per i bambini”, il parco giochi inclusivo costituisce l'epilogo di un percorso che, in ogni suo passo, ha come obiettivo un ambiente che permette anche ai bambini con disabilità di utilizzare gli stessi spazi e gli stessi giochi utilizzati dai bambini senza disabilità.
I temi sui quali lavorare sono, pertanto, due: gli spazi -intesi come percorsi, arredi, servizi- e le attrezzature di gioco.
Se per i primi è relativamente semplice raggiungere un alto livello qualitativo attraverso l’applicazione dei principi della Progettazione Universale, nel caso della scelta delle attrezzature ludiche le complessità da affrontare riguardano la consapevolezza di quanto le esperienze di gioco siano realmente a misura di bambini con diversi tipi di disabilità motoria, sensoriale e cognitiva a prescindere dalle etichettature dei cataloghi, talvolta fuorvianti.
L'approccio che seguiamo, come progettisti, per definire quando un parco giochi è inclusivo è questo: tutti gli spazi devono essere accessibili e almeno il 50% delle esperienze di gioco deve essere potenzialmente utilizzabile anche da bambini in sedia a ruote, considerato il profilo di utenza con necessità più complesse in riferimento alle attrezzature per il gioco all’aperto.
2_Scegliere il luogo giusto per il parco giochi inclusivo: i requisiti essenziali
Che si parli di parchi gioco, di scuole, della nostra casa… la scelta del luogo giusto è il presupposto del progetto di qualità.
Se si è alla ricerca di un’area per un nuovo parco giochi o se si sta valutando quale, tra i parchi giochi esistenti, trasformare in parco giochi inclusivo, ci sono alcuni requisiti che il sito deve già possedere o che possono essere aggiunti con il progetto.
3_Un parco giochi uguale a tanti altri o un parco giochi speciale?
Dopo esserci soffermati sulle caratteristiche del luogo ideale per realizzare un parco giochi inclusivo, addentriamoci finalmente nello spazio del gioco e della fantasia. La prima riflessione quando si muovono i primi passi verso la realizzazione o la riqualificazione di qualsiasi area gioco riguarda la scelta dell’approccio progettuale.
Le strade sono essenzialmente due.
La prima strada è rinunciare al progetto.
Diciamolo chiaramente fin d’ora: se l’obiettivo è tagliare un nastro con la convinzione che per avere un parco giochi inclusivo basta scegliere un castello colorato che nel catalogo è affiancato dal simbolo della sedia a ruote o pavimentare un’area con gomma colorata, allora non avete bisogno di questa guida.
Un parco giochi inclusivo ottenuto seguendo questo approccio può essere sicuramente un passo avanti, ma sarà andata persa una grande occasione: il risultato sarà simile a chissà quante altre aree gioco, prive di un tratto identitario e distintivo.
La seconda strada è regalare ai bambini qualcosa di unico, appositamente progettato per massimizzare le esperienze di gioco e di interazione con l’ambiente e tra le persone, a vantaggio dell’intera comunità.
Secondo questo approccio, il parco giochi inclusivo è frutto di un progetto specialistico che richiede specifiche competenze: è un progetto di architettura del paesaggio capace di valorizzare le potenzialità del sito applicando anche all'attività del gioco i principi della Progettazione Universale.
In questo percorso progettuale la scelta dei giochi da installare è solo uno tra i diversi temi del progetto, come vedremo tra poco.
Alcuni consigli pratici per iniziare il progetto del parco giochi inclusivo: guardarsi intorno e cogliere le suggestioni perchè, come sa bene ogni progettista, ciascun luogo è diverso; trovare un tema, un personaggio, una storia da raccontare nel disegno di pannelli gioco, nelle pavimentazioni, nelle forme tridimensionali che ridisegnano il paesaggio; giocare con il movimento del terreno per interpretare avvallamenti o rialzi già presenti o crearne di nuovi.
Il paesaggio non è un anonimo fondale ma si offre ai bambini, dialogando e giocando con loro.
4_Come selezionare i giochi per il parco giochi inclusivo: prima definire le esperienze e poi sfogliare i cataloghi
La scelta delle attrezzature di gioco è assolutamente il tema più complesso da affrontare quando si intende realizzare un’area giochi inclusiva.
Il motivo di tale complessità, secondo la nostra esperienza, risiede nella correlazione tra questi due fattori:
A questi si aggiunge un terzo elemento da non sottovalutare: parlare di gioco adatto a bambini con disabilità motoria, sensoriale o cognitiva è una semplificazione terminologica sotto alla quale si cela l’infinita, individuale variabilità della disabilità stessa che determina altrettante modalità di relazione con l’ambiente, anche nel caso delle attrezzature di gioco.
Prima di iniziare a sfogliare i cataloghi delle diverse aziende specializzate nella produzione di giochi, consigliamo di definire “a tavolino”:
Avrete già notato che poniamo spesso l’accento sulle “esperienze di gioco” e non sui “giochi” intesi come attrezzature ludiche. Questo approccio permette di concentrarci sugli obiettivi educativi, sensoriali, psicomotori, terapeutici per scegliere con consapevolezza l'attrezzatura ludica più efficace e non quella che un catalogo ci presenta come la più accattivante ai nostri occhi di adulti.
A tale proposito, non sempre l’acquisto di un gioco standardizzato è la scelta ottimale: vi sono esperienze di gioco che possono essere realizzate in loco, spesso anche con minor impiego di risorse, disegnate partendo dal luogo e seguendo i consigli del precedente paragrafo 3 “Un parco giochi uguale a tanti altri o un parco giochi speciale?”.
Ci riferiamo, ad esempio, ad esperienze sensoriali e di manipolazione attraverso l’uso di sabbia, acqua, corteccia, erba o altri materiali naturali o artificiali posizionati in modo da poter essere raggiunti e toccati da tutti i bambini…
all’esperienza del disegno o a quella dello scivolare, che può essere conseguita installando uno scivolo su un rialzo del terreno che, invece di avere la scaletta tipica delle strutture a catalogo, può essere raggiunto “gattonando”…
o ancora al
gioco libero e di fantasia: perché non sostituire le “casette” di plastica acquistate a catalogo con piccoli rifugi sempre diversi ed interpretabili?
Partendo dalle esperienze di gioco l’intero processo progettuale abbandona la classificazione delle disabilità per calarsi nelle effettive potenzialità di ciascuna proposta: si è pronti ad un uso consapevole dei cataloghi, senza le tensioni derivate da un approccio meramente commerciale ed esterno alla lettura organica del progetto. Si impara a leggere la composizione dei giochi complessi e capire quando i “castelli” sono davvero un gioco inclusivo per tutti i bambini; soprattutto, si abbandona la visione del “gioco per bambini con disabilità" per calarsi nella scelta di proposte stimolanti per tutti i bambini.
Nella scelta guidata dalle esperienze da realizzare e nella scelta dell’articolo da acquistare, è secondo noi importante avere la consapevolezza che non tutti i giochi del parco inclusivo devono essere specificatamente pensati per bambini con disabilità. L’elemento progettuale da tenere sotto controllo è la corretta proporzione tra esperienze di gioco fruibili dai bambini in sedia a ruote e quelle ad essi preclusi, per permettere anche a chi utilizza un ausilio che ne limita le possibilità di movimento di scegliere tra possibilità di gioco diverse, tanto a livello del suolo quanto a quota rialzata, in modo che il parco giochi rispetti il primo principio dell'Universal Design (uso equo). Merita infatti sottolineare che gli ostacoli rappresentati da dislivelli, scalette, piani inclinati, ecc. possono non costituire un impedimento al gioco per bambini con disabilità sensoriali e cognitive -soprattutto se gradualmente mediati da un educatore- mentre possono essere assolutamente pregiudizievoli per un bambino in sedia a ruote: ecco perchè avere presenti le necessità più complesse costituisce un imprescindibile punto di partenza nella scelta delle esperienze e delle attrezzature per il gioco inclusivo.
Qualsiasi siano le esperienze che si decide di attuare, un principio non deve essere dimenticato: il gioco inclusivo è condivisione, è relazione. Per questo consigliamo di privilegiare sempre i giochi da fare insieme, insieme ad altri bambini, insieme ai fratelli, insieme ai genitori ed ai nonni.
Questo approccio ci ha portati, nel progettare il parco giochi inclusivo di San Valentino a Pordenone, a richiedere la produzione di un gioco fuori catalogo: un’altalena tandem, dove genitore e bambino più piccolo, anche con disabilità perché abbracciato dal seggiolino, possono condividere l'esperienza del dondolare parlandosi, guardandosi negli occhi, scambiandosi i sorrisi.
5_Nel parco giochi inclusivo, prima di tutto, c’è la natura
Lasciamoci guidare dalle parole: il parco giochi è prima di tutto un parco.
Chiudiamo gli occhi e avvertiamo il fruscio delle foglie mosse dal vento, ci lasciamo sorprendere dai cinguettii, percepiamo sulla pelle il calore del sole che filtra tra i rami degli alberi, il profumo dei fiori ci accompagna lungo i percorsi. La natura è da sempre un fidato compagno di giochi che cambia con le stagioni e si lascia afferrare con sensi diversi, superando in modo spontaneo barriere fisiche, sensoriali ed intellettive.
Il gioco più inclusivo per tutti i bambini è esplorare la natura. E’ chiaro il nostro consiglio: lasciamo che i bambini possano giocare con la sabbia, con l’acqua, con le piante che il parco giochi interpreta come occasione di gioco partecipato o contemplativo. In fondo, gli insegnamenti montessoriani e l’esperienza di ciascuno di noi ci parlano proprio di questo.
E se l’area individuata per il parco giochi è un paesaggio di cemento e la natura non c’è? L’importanza del progetto sta anche nel capire come modificare il paesaggio integrando la presenza della natura per arricchire e vivificare gli ambienti del gioco.
6_Percorsi, pavimentazioni…
Lo ripetiamo spesso: se un luogo non può essere raggiunto è come se non esistesse, lo si può vedere o percepire ma non lo si può utilizzare.
La rilevanza del come viene trattato l’intorno è tale da costituire il settimo principio dell’Universal Design, dedicato allo “spazio per l'approccio e l’uso”: la sua applicazione induce a riflettere sulla qualità degli spazi “che stanno intorno” superando il significato di “luogo del transito” per trasformarli in “luogo della connessione” tra ambienti diversi e tra esperienze diverse, anche nel parco giochi inclusivo.
Riprendendo un approccio utilizzato nella redazione dei PEBA, acronimo di Piano per l’Eliminazione delle Barriere Architettoniche, il percorso accessibile a tutti (cioè realizzato tenendo conto delle pendenze longitudinali e trasversali nonché dei giunti e risalti delle pavimentazione, che permette l'orientamento delle persone con disabilità visiva, ecc.) deve diventare, all’interno del parco, un elemento di inclusione e quindi raccordare, senza soluzione di continuità, tutti gli elementi presenti, dando per scontato che tutti siano utilizzabili anche da persone con disabilità.
Il percorso si estende, si amplia, si moltiplica per accompagnare verso le diverse esperienze di gioco soprattutto i bambini con disabilità motorie, sensoriali o intellettive. Nel primo caso, infatti, la pavimentazione piana e continua e’ il complemento del gioco inclusivo, senza la quale il gioco stesso perde il suo valore: porre un gioco inclusivo su una pavimentazione in ghiaino o in mezzo al prato, per quanto tipo di suoli conformi alle normative sui requisiti delle aree di impatto, si traduce nell'impossibilità, per molti bambini con disabilità motorie, di raggiungere il gioco e quindi di utilizzarlo.
Nel caso di disabilità sensoriali, in modo particolare per i bambini ipovedenti, e nel caso di disabilità intellettive, il percorso che porta ai giochi può diventare una valida guida per orientare e comunicare grazie all’impiego, nelle pavimentazioni, di colori e materiali progettati per valorizzarne contrasto cromatico e materico.
… e guide per i bambini non vedenti.
E ai bambini non vedenti non pensiamo?
Ci è capitato di vedere aree gioco nelle quali è stata installata della segnaletica tattilo plantare che conduce ai giochi (ma partendo da dove? e arrivando dove?).
La riflessione che vogliamo condividere in questa guida, senza avere la pretesa di dare risposte, è la seguente: la segnaletica tattilo plantare segue un linguaggio codificato che deve essere noto a chi la progetta, a chi la posa, a chi la usa. Per saperla utilizzare le persone con disabilità visiva seguono dei corsi di orientamento e di mobilità autonoma tenuti da professionisti.
Siamo sicuri che un bambino di cinque o otto anni che si reca al parco giochi abbia dimestichezza con i codici che compongono la segnaletica tattilo plantare? Forse l’inclusione si costruisce con più convinzione dando la possibilità di far giocare insieme bambini vedenti e non vedenti, piuttosto che lasciare questi ultimi passeggiare lungo dei binari… sicuramente i bambini sanno praticare l’inclusione meglio della segnaletica.
Un consiglio? inserire nel parco giochi una
mappa tattile e multisensoriale che lo descrive aiuta i bambini con disabilità visive più grandi a costruire la propria mappa mentale del parco giochi e porre le basi per orientarsi tra i diversi giochi. E, come i fatti ci hanno dimostrato, è un’inattesa esperienza di gioco e di educazione all’inclusione per tutti.
7_Panchine
Portare i bambini al parco e giocare con loro è piacevole, ma il parco giochi inclusivo è anche l’occasione per far acquisire autonomia e indipendenza senza il costante supporto dell’adulto.
E mentre i piccoli complottano tra loro, i genitori o i nonni che li hanno accompagnati cosa fanno? Chiacchierare, sfogliare una rivista, fare una telefonata, ma anche osservare cosa succede poco più in là, è più gradevole potendo stare comodamente seduti: al parco giochi inclusivo è importante anche il benessere di chi bambino non è più.
Il numero delle sedute non è mai eccessivo; il compito del progetto è scegliere con cura dove posizionarle, come ombreggiarle, studiare quale prospettiva si apre allo sguardo dai diversi punti di vista, immaginare che chi è seduto sulla panchina abbia accanto un bimbo in passeggino o stia conversando con una persona in sedia a ruote.
Infine, seguendo ancora una volta i principi dell’Universal Design, non devono essere dimenticate le sedute con configurazione e accessori -come i braccioli- che facilitano i movimenti per sedersi e rialzarsi e quelle a misura di bambino.
8_Ombra, soprattutto d’estate
Negli spazi gioco all’aperto il sole, il vento e la pioggia sono protagonisti nel creare o impedire condizioni di gioco favorevoli durante lo scorrere delle giornate, in ogni stagione.
L’unico tra questi elementi con il quale il progetto può confrontarsi -oltre a prevedere, quando possibile, aree coperte ove potersi riparare da un acquazzone improvviso- è proprio il sole, piacevole nelle fredde giornate invernali ma causa di surriscaldamento delle superfici e di alte temperature in estate.
La parola d’ordine è, ovviamente, ombra, soprattutto se portata dagli alberi
che circondano le aree di gioco per permettere che almeno una parte del parco sia protetta dal sole diretto in ogni momento del giorno.
9_Partecipazione
Costruire il percorso di progettazione partecipata per il parco giochi inclusivo richiede indubbiamente uno sforzo in più perché non è né semplice né veloce.
La progettazione partecipata è essa stessa inclusione: il progetto è un percorso collettivo, guidato dai progettisti del parco, all'interno del quale ciascun bambino, insieme alla propria famiglia ed al nucleo scolastico di riferimento, può raccontare i giochi dei suoi desideri e descrivere il parco giochi inclusivo nel suo immaginario.
Il risultato sarà sicuramente uno di quei parchi speciali, unici e ricchi di personalità ai quali abbiamo dedicato il punto 3 di questa guida.
Durante i diversi incontri il paesaggio ludico prende forma; prima di diventare realtà l’area gioco è già patrimonio collettivo e, tra i bambini ed il luogo, si è già realizzato quel senso di appartenenza che dura nel tempo.
10_Manutenzione e controllo
Manutenzione, ovvero l’arte di prendersi cura del parco giochi inclusivo.
Oltre alle obbligatorie ispezioni periodiche per verificare lo stato di giochi, attrezzature e arredi sancite dalle norme di settore, anche il mantenimento delle generali condizioni dei percorsi, della vegetazione, dei servizi, dei parcheggi, deve essere oggetto di monitoraggio programmato. Un parco giochi inclusivo crea aspettative e, per alcuni bambini, non è un’alternativa ma l’unica possibilità per giocare all’aperto con gli amici.
Facilitare la manutenzione e contenerne i costi è uno degli ulteriori elementi che il progetto di un parco giochi inclusivo non può trascurare. Privilegiare tecnologie e modalità costruttive che preservino la durabilità di tutti gli elementi è un investimento da affrontare con consapevolezza, pena la messa fuori uso di parte del parco giochi entro pochi anni. Un esempio di questo approccio è valutare attentamente i materiali delle strutture di gioco anche in base alle condizioni climatiche di ciascun sito, all’esposizione agli agenti atmosferici, alla presenza di sistemi di videosorveglianza o di altri presidi che possano disincentivare -o favorire- gli atti vandalici.
11_Quanto costa un parco giochi inclusivo?
Spesso ci viene posta questa domanda con diverse declinazioni: quanto costa una casa accessibile? E una scuola, una piazza accessibile ed inclusiva?
Rispondiamo con due considerazioni.
Tutti i luoghi pubblici devono essere accessibili, lo prescrivono diverse leggi dello stato italiano oltre che diverse convenzioni internazionali sottoscritte anche dall'Italia, tra le quali la Convenzione Onu per i Diritti delle persone con disabilità e la Convenzione per i Diritti dei bambini.
Quindi ecco la prima risposta: un parco giochi accessibile, così come una scuola e una piazza accessibile, non implica costi diversi da analoghi spazi non accessibili semplicemente perché
spazi con tale destinazione d’uso e non accessibili non sono ammessi dalla legge (accidenti… ma allora ci guardiamo intorno e quanti sono gli spazi pubblici veramente “a norma”?).
Seconda risposta: una progettazione di qualità è anche sinonimo di sostenibilità economica perché tra gli obiettivi vi è l’impiego oculato delle risorse.
Facciamo un esempio: se nel realizzare un servizio igienico pubblico si scelgono dei sanitari dedicati (poco amati dalle stesse persone con disabilità perché spesso con accorgimenti inutili e pregnanti di mestizia ospedaliera, oltre che costosissimi) non si sta costruendo un progetto ma ci si sta affidando, in modo acritico, ad una facile merceologia. Se invece si progetta il servizio igienico scegliendo un sanitario standard ma capace di rispondere a determinati requisiti di comfort e lo si inserisce nell’ambiente secondo semplici accorgimenti che lo rendono utilizzabile anche da persone con diverse disabilità, si ottiene un risultato di qualità, esteticamente gradevole e a costo decisamente inferiore.
Lo stesso principio è applicabile al parco giochi inclusivo.
Quindi ecco la risposta:
un parco giochi inclusivo derivato da un progetto di qualità costa quanto un parco non inclusivo, spesso meno.
Dalle nuove consapevolezze alla pratica
Scorrendo questa guida confidiamo di aver sfatato il parere diffuso che per realizzare un'area giochi nel parco del Comune o all'interno di una scuola basti avere a disposizione un'area libera, prendere un catalogo di giochi, trovare quelli che appaiono come i giochi più divertenti e colorati, verificare i costi ed il gioco è fatto; se poi vogliamo che il parco sia inclusivo, scegliere un gioco con accanto il simbolo della sedia a ruote.
Se vi interessa vedere come gli 11 temi qui raccontati possano essere tradotti in ambiente costruito, vi suggeriamo una passeggiata al Parco di San Valentino di Pordenone leggendo questo altro Approfondimento.
E se avete trovato la nostra guida interessante ed utile e siete pronti ad iniziare il percorso per realizzare un parco giochi inclusivo nel vostro territorio contando sulla nostra esperienza contattateci!
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