L'accessibilità dei luoghi della cultura è un tema di origine non recente: ne fanno riferimento anche la Legge 9 gennaio 1989 n. 13 e la Circolare del Ministero dei Lavori Pubblici n.1669 dello stesso anno.
Il cambiamento culturale in corso, testimoniato dall'aumento degli Enti pubblici che si stanno dotando di Piano per l'Eliminazione delle Barriere Architettoniche (qui maggiori informazioni), sta imprimendo nuovo vigore anche al dibattito in materia di accessibilità del patrimonio esistente.
Si è fatta strada la consapevolezza del particolare valore insito nell'accessibilità dei luoghi della cultura, intesi non solo come
opportunità di arricchimento culturale per ciascun individuo ma come volano di sviluppo integrato e sostenibile del territorio e della sua promozione attraverso il
turismo accessibile.
Quali
strategie progettuali possiamo utilizzare oggi per rendere accessibili i luoghi della cultura?
Da quali
strumenti normativi e teorici possiamo farci guidare in un ambito tanto complesso che implica anche un confronto dialettico con le Soprintendenze?
Quali sono i requisiti essenziali che permettono ai luoghi di interesse culturale di accogliere una platea sempre più ampia di fruitori che comprende non solo persone con disabilità motorie ma anche persone con disabilità sensoriali, cognitive e con neurodivergenze?
La nostra riflessione, guidata da esperienze dirette nell’ambito dell'accessibilità dei luoghi della cultura con particolare riferimento a siti museali, parchi storici ed archivi storici, si articola in 4 temi:
1_Il PEBA dei luoghi di interesse culturale
Riferimenti normativi principali
Il Piano di Eliminazione delle Barriere Architettoniche nei luoghi della cultura si differenzia dai PEBA per ambiti urbani ed edilizi ordinari in quanto fa riferimento ad uno specifico contesto normativo che comprende, tra l’altro, la Circolare della Direzione Generale Musei n. 26 del 25 luglio 2018 “Linee guida per la redazione del piano di eliminazione delle barriere architettoniche nei musei, complessi monumentali, aree e parchi archeologici”.
La Circolare è richiamata dal più recente Decreto n. 534/2022 che approva il “Piano strategico per l’eliminazione delle barriere architettoniche in musei, biblioteche e archivi” (disponibile
qui) , noto a tutti noi che ci siamo occupati di progettazione PNRR relativa all’Investimento 1.2, “Rimozione delle barriere fisiche e cognitive in musei, biblioteche e archivi per consentire un più ampio accesso e partecipazione alla cultura, Missione 1, Componente 3 del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR).”
L’Allegato 1 alla Circolare del 2018, denominato “Piano per l’eliminazione delle barriere architettoniche (PEBA): un piano strategico per l’accessibilità nei musei, complessi monumentali, aree e parchi archeologici”, (lo puoi scaricare qui) esplicita che il PEBA deve fare riferimento alle seguenti tematiche:
I nostri PEBA DIGITALI per i luoghi culturali
Nella redazione dei nostri PEBA DIGITALI per i luoghi di interesse culturale, che secondo il metodo ormai consolidato prevede la creazione di una “scheda della criticità” per ciascuna criticità o barriera rilevata e la redazione della “mappatura della criticità” per la sua precisa localizzazione su planimetria dell’edificio o dell’area, abbiamo integrato le informazioni abbinando ciascuna criticità alla corrispondente “tematica di riferimento” tra quelle viste poco sopra.
Seguendo la prassi applicata in PEBA di edifici complessi, nella fase di rilievo -dove c'è il rischio che, dopo qualche ora di lavoro, "qualcosa sfugga"- , procediamo per sopralluoghi successivi, distinti per tematiche dell’osservazione.
Nel primo rilievo ci concentriamo sull’individuazione delle criticità legate al sito, alla sua accessibilità dall’esterno, ai percorsi orizzontali ed alla distribuzione verticale, agli spazi per l’accoglienza e per i servizi ed ai loro arredi.
Il secondo rilievo analizza le dotazioni che riguardano orientamento e wayfinding, considerando l'uso in situazioni ordinarie e in quelle di emergenza: esaminiamo la segnaletica valutandone comprensibilità e leggibilità, applicando soprattutto il quarto principio dell’Universal Design relativo alla “Percettività delle informazioni”.
Con il terzo rilievo ci addentriamo, finalmente, nell’ambito dell’esperienza culturale specifica del sito facendo emergere le criticità di allestimenti ed apparati didascalici che limitano o impediscono la fruizione inclusiva del contenuto culturale.
Le fasi di progettazione, stima dei costi e definizione delle priorità di intervento seguono l’approccio applicato in tutti i nostri PEBA; tuttavia, l’unicità di ciascun luogo della cultura porta spesso a caratterizzare le proposte di soluzioni in funzione delle peculiarità del sito e dei contenuti culturali richiedendo l’elaborazione di soluzioni specifiche con costi non riconducibili a lavorazioni inserite in prezzari dei lavori pubblici.
L'impossibilità di standardizzare soluzioni in ambito culturale, soprattutto in riferimento al superamento di barriere connaturate alla natura del bene (edificio monumentale, parco, parco archeologico, ecc), al tipo di contenuti culturali ed alle modalità per la loro fruizione, lega in modo ancora più indissolubile il PEBA alle fasi progettuali esecutive che ne costituiscono l’attuazione.
E andiamo ora a capire come poter procedere nelle fasi di progettazione.
2_L’accessibilità dei luoghi della cultura tra istanze di conservazione e tutela e requisiti di accessibilità
Nel progettare soluzioni di eliminazione o superamento delle barriere architettoniche in luoghi culturali come ad esempio edifici storici o con vincoli di tutela, edifici monumentali, aree urbane, parchi storici ed aree archeologiche, il principale ostacolo è -paradossalmente- di natura culturale. Non è insolito che le soluzioni attuate dichiarino la carenza di cura progettuale e che l’alibi sia riconducibile alle difficoltà poste dalle Soprintendenze, alle quali spetta il parere vincolante sulla validità della soluzione proposta.
Tutti gli attori del processo progettuale e decisionale sono chiamati a confrontarsi su come coniugare le legittime istanze di conservazione e tutela del bene e quelle, altrettanto legittime, dell’accessibilità.
L’indicazione su come procedere per raggiungere tale obiettivo arriva da un dettato normativo, poco noto e quindi poco utilizzato come strumento di dialogo dagli stessi progettisti.
Nel 2008, l’allora Ministero per i Beni e le Attività Culturali -oggi Ministero della Cultura- ha emanato le “Linee guida per il superamento delle barriere architettoniche nei luoghi di interesse culturale” con il DM 28 marzo 2008.
Le “Linee guida per il superamento delle barriere architettoniche nei luoghi di interesse culturale” sono articolate in 4 parti:
1.1 Conservazione e accessibilità
1.2 Alcuni concetti base
1.3 Quadro delle principali disposizioni normative
2. L'accessibilità dei luoghi di interesse culturale
2.1 Criteri e orientamenti dell’Universal Design
2.2 Le soluzioni alternative
2.3 Criteri per la progettazione e la gestione
3. Casi di studio
4. Allegati
E’ un documento dai contenuti forti ed assolutamente attuali: dichiara, fin dalle prime pagine, che
l'accessibilità è uno dei presupposti sui quali si fonda la conservazione del bene culturale e che proprio per questo l’accostamento tra “bene culturale” e “superamento barriere architettoniche” è connaturato, con cura e sensibilità, al progetto di architettura del nostro tempo. Inoltre, come già avrete notato, l'Universal Design nel progetto di accessibilità dei beni culturali è talmente rilevante da meritare un capitolo dedicato.
Riportiamo qui solo un estratto dal capitolo 2.2 "Le soluzioni alternative", sicuri che sarà in grado di stupire che ancora non lo conosce:
“L’applicazione indiscriminata dell’approccio prescrittivo ha portato spesso ad interventi molto invasivi, realizzati affinché gli edifici fossero “a norma” più che per effettive necessità. (...)
Nelle disposizioni normative di emanazione recente l’approccio prestazionale, anche sull’esempio dei provvedimenti comunitari, ha acquistato un valore di strumento generale. Non si impone più l’adozione di una specifica misura (fatte salve alcune prescrizioni minime stabilite per legge), ma si chiede di dimostrare l’adeguatezza delle scelte compiute alla luce degli obiettivi prefissati. Partendo dall’analisi caso per caso delle caratteristiche di un bene culturale se ne possono evidenziare le potenzialità e le relative prestazioni. (...)
Quando le caratteristiche plano-altimetriche degli spazi e degli ambienti non consentono di ricorrere alle usuali “soluzioni da manuale” o quando gli interventi da eseguire sono tali da modificare e stravolgere l’organismo architettonico, snaturandolo e svuotandolo dei suoi valori storico-artistici, si possono studiare “soluzioni alternative” originali, innovative e di alta qualità architettonica, compensando le riduzioni dimensionali e funzionali con particolari soluzioni spaziali o organizzative, ricorrendo anche ai continui progressi delle tecnologie e all’uso di nuovi materiali o attrezzature.
Le prescrizioni normative vigenti in materia di superamento delle barriere architettoniche devono, quindi, essere accolte come dei requisiti minimi da migliorare per realizzare interventi in cui gli aspetti estetico-formali sappiano affiancarsi a quelli funzionali, privilegiando, di fatto, una logica esigenziale e prestazionale rispetto ad una logica meramente prescrittiva.”
La versione integrale delle “Linee guida per il superamento delle barriere architettoniche nei luoghi di interesse culturale” è disponibile qui: ne consigliamo la lettura perché non solo sono un fondamentale strumento di promozione della cultura dell’inclusione, ma soprattutto una potente leva mediante la quale scardinare molte delle resistenze che, per retaggio di approcci anacronistici, interferiscono con l’obiettivo etico e normativo di rendere accessibili a tutti le città, gli edifici e l’inestimabile patrimonio culturale che costituiscono e contengono.
3_Il benessere ambientale nei luoghi della cultura
Se immaginiamo ambiti di applicazione delle “Linee guida per il superamento delle barriere architettoniche nei luoghi di interesse culturale” e quanto detto fino ad ora in merito al rapporto tra conservazione e tutela ed accessibilità del bene culturale, le barriere architettoniche che ci figuriamo sono costituite da dislivelli, pendenze, pavimentazioni non agevoli da percorrere: pensiamo, soprattutto, ad elementi fisici e spaziali.
I luoghi, tuttavia, non sono solo spazi; assommano anche componenti immateriali che ne elevano il valore per le persone arricchendoli di sensazioni, facendoli diventare Ambienti. Allarghiamo ora la nostra attenzione alla qualità degli ambienti della cultura: iniziamo a considerare il livello del Benessere Ambientale.
Perché tutti possano vivere con la maggior profondità possibile l’esperienza culturale - e provare il desiderio di ripeterla e condividerla - un luogo culturale deve far stare bene.
I luoghi della cultura ci conducono in un viaggio nel quale il tempo è una variabile imprescindibile: un luogo della cultura non si attraversa correndo; si percorre lentamente, soffermandosi o scegliendo di passare oltre, in un percorso denso e immersivo che può durare diverse ore.
Non abbiamo la pretesa di approfondire in poche righe la complessità raccolta nella definizione di Benessere Ambientale; ci basta qui ricordare che un progetto di accessibilità di un luogo della cultura deve considerare che la qualità dell’esperienza culturale è condizionata dalla luce e dalla sua assenza, dai colori, da rumori e suoni, dagli odori e dalla qualità dell’aria, dall’affollamento, dal sapere dove ci si trova e come raggiungere l’ascensore, il servizio igienico o l’uscita di sicurezza (e molto si potrebbe dire sulla sicurezza inclusiva nei luoghi della cultura), dal poter fare una sosta -fisica e sensoriale- lungo il percorso, magari all'ombra di un albero se ci si trova all’esterno…
Quando ci viene affidato un progetto di eliminazione delle barriere architettoniche non possiamo quindi prescindere dal considerare tra i nostri obiettivi il miglioramento delle generali condizioni di comfort e di benessere e affrontare, con i nostri collaboratori, anche le componenti specialistiche appena elencate.
A monte, sarà sempre il nostro PEBA a fornire le informazioni necessarie a trasferire al gruppo di lavoro quali sono le criticità che ostacolano il benessere nel luogo culturale e a suggerire le modalità per eliminarle - oltre ad inserire qualche seduta!
Una riflessione prima di procedere: ripartiamo dalle norme
Abbiamo appena compiuto il passaggio da Accessibilità a Benessere Ambientale. Prima di andare oltre, però, soffermiamoci ancora una volta sul fine del nostro lavoro.
La definizione di barriere architettoniche data all’articolo 2 del D.M. 236 del 1989 comprende, oltre alle barriere fisiche, anche quelle percettive, sensoriali e cognitive: “barriera” sono “gli ostacoli che limitano o impediscono a chiunque la comoda e sicura utilizzazione di parti, attrezzature o componenti”, nonché “la mancanza di accorgimenti e segnalazioni che permettono l'orientamento e la riconoscibilità dei luoghi e delle fonti di pericolo per chiunque e in particolare per i non vedenti, per gli ipovedenti e per i sordi”. Per chiunque, ribadiamo.
Barriera, quindi, non è soltanto una limitazione all’uso dello spazio; barriera è anche la limitazione all’uso di “parti, attrezzature, componenti” - e tra queste, in ambito culturale, non possono non rientrare allestimenti e contenuti informativi e didascalici.
Non siete convinti? e allora sfogliamo la
Legge 3 marzo 2009 n. 18.
Se cerchiamo un supporto normativo ancora più incisivo per dare autorevolezza a quanto stiamo sostenendo, basta fare riferimento ad un’altra Legge dello Stato Italiano, la Legge 3 marzo 2009 n. 18, con la quale è stata ratificata la Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità.
Particolarmente rilevanti, in riferimento al tema che stiamo affrontando, sono i contenuti dell’Articolo 30 - Partecipazione alla vita culturale e ricreativa, agli svaghi ed allo sport:
“Gli Stati Parti riconoscono il diritto delle persone con disabilità a prendere parte su base di uguaglianza con gli altri alla vita culturale e adottano tutte le misure adeguate a garantire che le persone con disabilità:
a) abbiano accesso ai prodotti culturali in formati accessibili;
b) abbiano accesso a programmi televisivi, film, spettacoli teatrali e altre attività culturali, in formati accessibili;
c) abbiano accesso a luoghi di attività culturali, come teatri, musei, cinema, biblioteche e servizi turistici, e, per quanto possibile, abbiano accesso a monumenti e siti importanti per la cultura nazionale."
La barriera non è mai solo il gradino, soprattutto in un luogo culturale
Il diritto all’accesso all’informazione ed alla vita culturale sancito dalla Legge 18/2009 implica l’estensione del concetto di “barriera” e, siamo convinti, riveste un valore determinante quando si è chiamati a progettare o coordinare un intervento di superamento ed eliminazione delle barriere in un luogo della cultura.
Non dimentichiamo, infatti, che il bene culturale può comprendere, oltre allo spazio fisico e all’ambiente all’interno dei quali ci si muove (l’edificio, l’area archeologica, il parco), anche beni culturali raccolti all’interno del medesimo ambiente, come ad esempio le opere e le collezioni di un museo, i reperti archeologici, ecc. e che, per essere fruiti, devono poter essere compresi.
L’ultima parte del nostro approfondimento considera di aver già superato le criticità dei luoghi culturali; iniziamo ora il percorso per scoprire il patrimonio culturale che ci aspetta al loro interno e passare dall'accessibilità all’inclusione.
4_La fruizione ampliata dei contenuti culturali: dall'accessibilità all’inclusione
Rendere inclusiva la fruizione del patrimonio culturale è un obiettivo che pone sfide intriganti: non si tratta solo di riuscire a raggiungere un oggetto, toccarlo o ascoltarne la descrizione. Significa accendere una relazione che lega il visitatore e il bene culturale generando emozione e conoscenza, senza la quale l'esperienza della cultura sarebbe paragonabile ad una piacevole esperienza ludica.
Ma come riuscire ad avvicinare al maggior numero di persone possibili, anche con disabilità sensoriali e cognitive, un patrimonio culturale con significati stratificati e complessi?
Lo raccontiamo attraverso la
nostra recente esperienza al Museo di Storia Naturale Silvia Zenari di Pordenone.
Già nella fase di scrittura del progetto che ha portato all'assegnazione del contributo avevamo proposto all'Amministrazione comunale un percorso inedito, incardinato sul coinvolgimento diretto di portatori di interesse coordinati da un unico soggetto che, conoscendo il progetto nella sua interezza, potesse fungere da regia - e questo è stato il nostro ruolo, oltre a quello di progettisti del PEBA e dell’intervento e di direzione dei lavori.
Altro ruolo fondamentale è stato quello del curatore scientifico del progetto che ha avuto il compito di valorizzare quanto esposto nel Museo attualizzandone i significati. Questa rilettura, ideata da Immaginario Scientifico il Museo della Scienza di Trieste -partner del progetto che ha supplito all'assenza di un Conservatore- si è concretizzata in testi informativi, sintetici ma rigorosi, che è possibile trovare nelle “Stazioni informative” presenti in ciascuna sala.
L’esito del percorso partecipato è stato un museo inclusivo all’interno del quale ciascuna persona può vivere l’esperienza culturale grazie ai facilitatori messi a disposizione: arredi, grafica e segnaletica degli spazi di accoglienza e distributivi progettati secondo i principi dell’Universal Design e del wayfinding; testi informativi e didascalie ad alta leggibilità; contenuti riprodotti in formato audio e in LIS; una selezione di oggetti da toccare, con audio guide; traduzione dei contenuti in Easy to Read e rielaborazioni in CAA; approfondimenti in realtà aumentata.
Per conoscere più da vicino il progetto di inclusione al Museo di Storia Naturale Silvia Zenari di Pordenone puoi leggere qui il nostro approfondimento, dove raccontiamo anche di un altro tassello fondamentale in qualsiasi progetto di inclusione in ambito culturale: la formazione del personale, indispensabile per relazionarsi in modo cortese e non discriminante con tutti i visitatori ed accompagnarli attraverso il viaggio nell’esperienza della cultura inclusiva.
Per concludere: quale strategia per un progetto di inclusione in un luogo culturale?
La strategia per il progetto di fruizione inclusiva della cultura si riassume in due parole chiave: multidisciplinarietà e partecipazione.
Più che in altri contesti i luoghi della cultura impongono di progettare in modo sinergico percorsi (spesso posti entro spazi complessi ed oggetto di conservazione e tutela), comfort ambientale, arredi, wayfinding ordinario e per l'emergenza, allestimenti, apparati informativi e didascalici.
Il punto di partenza deve essere il Piano per l’Eliminazione delle Barriere Architettoniche (PEBA), condotto con oggettività ed attenzione e basato sulla conoscenza della variabilità delle esigenze che ciascun profilo di utenza esprime.
Solo al compimento della fase di rilievo può iniziare la fase della progettazione condivisa tra professionalità diverse, conoscitori e portavoce di esigenze e modalità di fruizione specifiche da raccordare tra loro per risolvere in modo coordinato tutti i temi sopra accennati e mettere la cultura a disposizione di tutti.
Attorno al medesimo tavolo si troveranno a lavorare esperti in restauro, in architettura inclusiva, universal design e benessere ambientale, esperti delle forme della comunicazione inclusiva, grafici, guide, portatori di interesse.
E non devono mancare i Conservatori ed i Direttori dei siti culturali, ai quali spetta il compito più arduo: fornire le giuste chiavi di lettura perché il progetto possa valorizzare ambienti e patrimoni di ciascun luogo della cultura e proseguire e rafforzare, nel tempo, il percorso di inclusione avviato.
Global Project Architettura Inclusiva
Tabula Architetti Associati
via Giuseppe Mazzini 45/4 - 33170 Pordenone
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