Progettare le città autism friendly: riflessioni e proposte dal PEBA partecipato al ruolo dei cittadini
F. Casola - E. Gaiatto
3 febbraio 2021
La Fondazione Bambini e Autismo ONLUS di Pordenone ha pubblicato gli atti del convegno “Autismo e Emergenze: una risposta efficiente va costruita”, tenutosi a Pordenone ad ottobre 2019.
Tra i diversi interventi che restituiscono “lo stato dell’arte intorno all'autismo” trovate il nostro contributo, intitolato “Progettare le città autism friendly: quello che vorremmo diventasse Pordenone”, dove raccontiamo le esperienze condivise con la Fondazione a partire da una passeggiata con ragazzi autistici per rilevare le criticità da inserire nel PEBA di Pordenone fino alla definizione di azioni per la costruzione di Pordenone città autism friendly.
Gli atti integrali del Convegno, arricchiti dal contenuto extra “Sicurezza ed emergenza nell’epoca del Covid”, sono scaricabili
qui.
Riportiamo di seguito la parte iniziale del nostro intervento con alcune riflessioni su barriere architettoniche e autismo.
Città autism friendly e città inclusiva: e se fossero la stessa cosa?
"Abbiamo un obiettivo preciso, condiviso oggi con tutta la platea e con i rappresentanti delle Istituzioni presenti: quello di fare di Pordenone una città «autism friendly».
Il significato è molto più ampio rispetto a quello legato esclusivamente alla parola autismo: stiamo parlando, di fatto, di costruire una città inclusiva.
Cosa significa tutto ciò? Significa far sì che le città vengano disegnate, progettate, modificate secondo un obiettivo preciso. Deve essere chiaro che i veri interlocutori, i veri destinatari sono le persone, che devono potersi spostare all'interno della città, a piedi, in bicicletta, con i mezzi pubblici, compiere le normali azioni della quotidianità, fare spese nei negozi, trascorrere il tempo libero nel modo in cui ciascuno decide di trascorrerlo, mangiare nei ristoranti, avere una propria casa e avere anche un’occupazione lavorativa (poco fa si è parlato del lavoro come un obiettivo ancora da raggiungere per molte persone, ma che può fare davvero la differenza nell'innalzare la qualità della vita).
Progettare una città «autism friendly» significa permettere alle persone con autismo, ma anche a persone con qualsiasi tipo di disabilità o in condizioni di svantaggio, di poter fare tutte queste cose.
Allo stesso tempo, significa che la città stessa deve essere in grado di prevenire l'emergenza, non sono facilitare nel momento in cui c'è necessità di mettere in moto la macchina del soccorso: è la città che aiuta le persone evitando l’insorgere delle difficoltà e dei problemi.
La realizzazione della città inclusiva, della città «autism friendly», si copone di due fattori:
- il primo, fondamentale, sono le persone, che devono essere accompagnate per essere consapevolmente un tassello, con i propri comportamenti, dell'inclusione realizzata.
- il secondo è rappresentato dalla pianificazione e dal progetto delle città, che diventa fondamentale per dare risposte concrete, efficaci nell'ordinario e nelle situazioni di emergenza."
La responsabilità di chi progetta la città: l’I.C.F.
"Voglio qui rimarcare il valore della pianificazione e del progetto urbano citando nuovamente l’I.C.F. (“International Classification of Functioning, Disability and Health”, Organizzazione Mondiale della Sanità, 2001) perchè punta il dito contro noi architetti, contro noi progettisti dello spazio costruito, dicendoci questo:
nel momento in cui costruisci uno spazio che non è favorevole, che non è accogliente, che non è inclusivo, stai limitando la libertà di vita e di movimento di qualche persona; e queste persone sono tante, perché -ed è un concetto su cui insistiamo spesso nel nostro lavoro- non stiamo parlando solo di persone con disabilità -che sono comunque tantissime-, ma dell’intera cittadinanza, di tutti noi."
Il PEBA e l’autismo
"Questa riflessione è alla base del lavoro svolto nel corso di quest'anno su incarico del Comune di Pordenone che ha affidato al nostro studio la redazione del PEBA, il Piano di Eliminazione delle Barriere Architettoniche.
Il P.E.B.A prevede che all'interno di un ambito definito vengano svolte indagini e rilievi per individuare le barriere architettoniche e le criticità che rendono l’ambiente sfavorevole, pericoloso, non sicuro per chiunque, e definire sulla base dei dati raccolti le strategie di intervento per la loro eliminazione.
Per chi si occupa di inclusione, per chi lavora nell’ambito dell’accessibilità, identificare le barriere architettoniche legate alla sfera motoria è semplice, perché c'è un background solido e consolidato; ci si sta progressivamente avvicinando ad estendere questa relativa facilità di identificazione anche alle barriere sensoriali, cioè le criticità che impediscono la vita e la mobilità autonoma e sicura di persone cieche o di persone sorde.
Nel momento in cui ci avviciniamo alla sfera della disabilità cognitiva, intellettiva, dell'autismo, cominciano le difficoltà, i riferimenti cominciano a mancare. Il motivo è semplice: una rampa la posso misurare per capire se è a norme e se è agevole, un percorso tattile per la persona non vedente lo posso costruire conoscendone i principi d’uso, ma come faccio a capire quali sono le criticità ambientali che limitano l'espressione e la vita di una persona con autismo?
Questa domanda è stata la chiave del nostro avvicinamento alla Fondazione Bambini e Autismo alla quale abbiamo chiesto: «Insegnateci come fare a metterci nei panni delle persone con autismo, bambini, giovani e anche adulti, affinché possiamo attraverso il nostro lavoro contribuire davvero a migliorare la qualità della città per tutti» ".
Un esempio di collaborazione: la passeggiata in città
"Una delle forme della collaborazione con la Fondazione è stata una una passeggiata con alcuni ragazzi della Fondazione e i loro operatori lungo alcune strade di Pordenone che formano un percorso ad anello che parte ed arriva alla sede della Fondazione, collegando il centro storico, la stazione ferroviaria e quella delle autocorriere, alcuni giardini urbani.
Faccio un elenco velocissimo delle osservazioni principali che sono emerse nel corso di questa passeggiata. Sono risultati apprezzati e graditi i percorsi ampi, spaziosi, facili da riconoscere, ben contraddistinti rispetto ad altre destinazioni di traffico quali possono essere i veicoli o le biciclette. A tale proposito, se dal questionario che citavo prima si evince che molte persone con autismo si muovono anche in bicicletta, resta il grave problema della compromissione nell’uso dei percorsi che genera incertezza. In tutti i casi esaminati si nota che l'incertezza appare quando c’è una promiscuità tra percorso ciclabile e percorso pedonale o quando la facilità di lettura di questi ultimi si interrompe improvvisamente lasciando le persone in balia della difficoltà di intuire come muoversi correttamente e in sicurezza nello spazio."
Piccola osservazione: il semaforo, l’autismo e le disabilità intellettive
"Ci ha colpito quando, usciti dalla Fondazione abbiamo dovuto attraversare una strada ad alto traffico: grazie alla presenza degli operatori ogni problema è stato risolto. Ma pensando alla vita autonoma delle persone, soprattutto quelle ad alto funzionamento, abbiamo riflettuto sull’utilità del semaforo presso gli attraversamenti, che stabilisce una regola valida per tutti ed evita di dover interpretare, evita il dover fidarsi della percezione ed aiuta quindi a risolvere il problema dell'attraversare. Tuttavia, ad esso è legato il tema della durata del verde: se dopo pochi secondi scatta immediatamente l’arancione, il messaggio che viene dato è «Fermati che si sta avvicinando il pericolo»... e non c'è stato il tempo sufficiente a completare l'attraversamento… Qual è in questo caso l’aiuto effettivo che viene dato ad una persona con autismo?"
La passeggiata continua
"Ma andiamo avanti. Abbiamo notato che danno molto fastidio i punti della pavimentazione interrotti da superfici trasparenti o che lasciano vedere sotto; infastidiscono gli elementi che obbligano a deviare dal percorso, come ad esempio le biciclette parcheggiate in modo disordinato e che spesso occupano i marciapiedi: nelle nostre città, dove i marciapiedi raramente sono molto larghi, una bicicletta appoggiata al muro obbliga la persona a deviare, la induce anche a scendere in strada.
Altro elemento di disturbo sono state le fronde degli alberi che possono colpire il viso, toccare le persone e dare sensazioni di disagio, fino a spaventare.
Essenziale è stata poi la percezione della mancanza di pulizia, rappresentata in modo emblematico dagli escrementi degli animali, dai cani fino ai piccioni: nella nostra passeggiata, quando siamo passati vicino ad un laghetto dove c’erano dei germani, i segni degli escrementi sono stati interpretati come dei veri e propri ostacoli che hanno indotto a cambiare la direzione.
Il tema del “sapere da che parte devo andare”, dell'informazione e dell'indicazione, è stato quello più presente tra le nostre osservazioni: se si parte dall'assunto che le persone con autismo pensano per immagini, perché non possiamo parlare con le immagini? Sarebbe così semplice! Qui vedete una semplice simulazione di un cartello che indica la direzione per andare in stazione: lo indica con un testo, con il pittogramma del treno, ma anche con la forma stessa del cartello che è una freccia, non un anonimo rettangolo: anche la forma del cartello comunica in modo comprensibile per tutti."
Ma ci riferiamo solo all'autismo?
"Voglio ora farvi riflettere su un'altra cosa:
quanti degli esempi che ho elencato adesso sono riconducibili esclusivamente al mondo dell'autismo? Nessuno! Sono tutte esperienze che ha ciascuno di noi... ma sono anche osservazioni che ci sono state fatte dalle persone con disabilità delle diverse associazioni che abbiamo incontrato e con le quali ci siamo confrontati proprio per il P.E.B.A. di Pordenone.
Ad esempio, la fronda di cui parlavo prima, che ha infastidito il ragazzo autistico quando siamo passati lungo un giardino, è la medesima fronda che coglie di sorpresa la persona cieca mentre segue una recinzione come guida naturale e si trova improvvisamente qualcosa che colpisce il viso. (...)"
Trovate il testo integrale dell'intervento, con approfondimenti sulle azioni che costruiscono la città autism friendly, tra gli atti del convegno scaricabili qui.

PEBA: 5 regole per un Piano agile, da trasformare velocemente in cantieri (e non in cumuli di carta)


Workshop Lido di Staranzano per tutti: valorizzare e promuovere il territorio con l’Universal Design

