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Barriere percettive e progettazione inclusiva: presentazione del volume di Lucia Baracco

F. Casola - E. Gaiatto

2 marzo 2020

Quante volte vi è capitato di trovarvi nell'atrio di un edificio -un ospedale, un municipio, una fiera, una stazione ferroviaria- ed essere preda del senso di smarrimento perchè non sapete da che parte andare?

O di essere alla guida della vostra auto e non capire in un instante che direzione prendere perché la segnaletica non è facilmente leggibile?

Stiamo parlando di un esempio di barriere architettoniche percettive, meno riconosciute delle barriere fisiche ma ugualmente frequenti e pericolose. Anzi, più pericolose perché subdole.


Proprio le barriere architettonche percettive sono al centro dell'esperienza personale e professionale dell'architetto Lucia Baracco che abbiamo incontrato ed ascoltato il 9 maggio 2016 in un incontro organizzato dall'Unione Italiana Ciechi ed Ipovedenti Onlus di Pordenone per presentare il suo ultimo libro “Barriere percettive e progettazione inclusiva – accessibilità ambientale per persone con difficoltà visive”.



Il numero delle persone per le quali sicurezza e libertà di movimento sono limitate a causa delle barriere architettoniche percettive è in continuo aumento: tra di esse si annoverano non solo gli ipovedenti ma anche le persone con patologie della vista e gli anziani, tanto che dopo i 75 anni, ha riferito Lucia Baracco, oltre il 40% delle persone soffrono di patologie visive.


La legislazione italiana riconosce l'esistenza delle barriere percettive all'art.2 del Decreto Ministeriale n.236 del 14.06.1989 specificando che costituisce barriera architettonica “la mancanza di accorgimenti e segnalazioni che permettono l'orientamento e la riconoscibilità dei luoghi e delle fonti di pericolo per chiunque e in particolare per i non vedenti, per gli ipovedenti e per i sordi.”


Eppure, come sempre accade quando si affronta il tema delle barriere architettoniche, la soluzione non è meramente normativa ma risiede nella conoscenza diretta delle limitazioni che le barriere creano sulle persone che le affrontano quotidianamente.

Le scale

Un esempio su tutti, particolarmente caro all'autrice in quanto estremamente diffuso e pericoloso, rappresenta lo scarto tra la norma e l'esperienza diretta: come viene percepita una scalinata guardandola dall'alto, prima di iniziare la discesa, o dal basso, prima di salire?

Le molte immagini proiettate rivelano che le pedate viste dalla sommità della scala, se realizzate con un materiale uniforme, si fondono in un piano senza soluzione di continuità e rendono impossibile percepire la successione dei gradini.


L'estrema perizia impiegata nelle scalinate dei ponti storici di Venezia –città di origine della Baracco- insegna invece a contrastare cromaticamente il bordo di ogni pedata bordandolo con la bianca pietra d'Istria che, risaltando sulla trachite nera, diviene perfettamente leggibile per ipovedenti, anziani, bambini e... studenti di architettura carichi di disegni e plastici tra i quali ci siamo stati anche noi!

Come creare un ambiente amichevole

Passando da esempio ad esempio, l'architetto illustra una serie di casi nei quali appare evidente che le azioni da mettere in atto per trasformare l'ambiente costruito in un “ambiente amichevole” spesso sono estremamente semplici e di modesto se non nullo aggravio economico. In particolare, la loro realizzazione dipende solo da conoscenza e da corretta progettazione: diventano quanto mai importanti il confronto con le persone che vivono la disabilità e la formazione dei progettisti, altra attività che vede impegnata Lucia Baracco.

Universal design

Una nostra considerazione: progettare senza barriere percettive non incide sui costi di realizzazione degli edifici, degli spazi, degli arredi o della segnaletica; attuare una soluzione corretta costa quanto realizzarne una inadeguata.


Non si tratta di rivoluzionare il modo di progettare, piuttosto di diffondere una forma di cultura che travalica le norme e che ha come linee guida i sette, illuminanti principi sui quali si fonda l'Universal Design: il quarto principio è proprio la “percettività” ossia il requisito che gli oggetti, e gli spazi, debbano essere facilmente percepibili e riconoscibili da tutte le persone, in tutte le condizioni nelle quali la vita ci pone.


E' un tema avvincente per gli architetti: impegniamoci a progettare per tutti!


* distribuito da Edizioni Centro Studi Erickson S.p.A. - www.erickson.it

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